mercoledì 10 gennaio 2007

CACCO REGOLARMENTE

Prima settimana, passata in un attimo, veloce quasi come sempre, caratterizzata da un venerdì sera in cui non ero quasi capace di reggermi in piedi quanta era la stanchezza. Sabato infatti mi sono fatto la prima meritata dormita fino all’ora di pranzo…quelle classiche dormite che poi determinano colazione e pranzo assieme…oggi, domenica non è da meno, ma mi sono svegliato molto prima, mi sono rotolato nel letto, ho studiato un po’, ho messo su la prima lavatrice, ho riordinato un po’ la camera, ho fatto il check-in elettronico per mercoledì, giorno in cui sarò a Milano in giornata (levata all’alba e ritorno a Londra alle 23 di sera, al solo pensarci mi viene male…) e tante altre piccole cose. Sto ambientandomi, cercando di muovermi e perdermi senza la mini guida AZ con le strade di Londra, facci scarpinate inutili, inconcludenti e lunghissime, grazie alle quali capisco come è fatta sta città e come la mappa della metro sia proprio fatta da culo in quanto non proporzionata alle distanze ad ai luoghi. La strada al momento più pazzesca è sicuramente il tratto di strada che va da Bond Street fino ad Holborn. Si tratta dell’arteria principale della città, in cui circolano solo persone ed autobus a due piani. In flusso continuo, inarrestabile, infinito in movimento…al centro due strisce rosse, gli autobus in senso opposto e ciascuno su una singola corsia. Ai lati la massa, poco colorata a dir la verità, di persone che camminano velocemente, che rincorrono autobus, che fanno shopping, che suonano cornamuse, che predicano contro il consumismo e ringraziano il Signore. Il tutto ogni tanto intervallato dalla puzza dei Mc Donnald, o similli.La cosa uffa è che basta un attimo, basta girare per una via interna, e folate di vento fortissimo improvvise, si trova una tranquillità ed una serenità quasi surreale…certo se si gira per Soho ogni tanto si trova una battona che ti chiede di salire in casa oppure qualcuno che chiede qualche spicciolo per telefonare (potere della globalizzazione…) In questi giorni il cielo è sempre stato in toni di grigio con leggere pioggerelline, che mai però hanno rovinato i miei spostamenti. In ufficio fortunatamente non ho ancora fatto orari pazzeschi, ma vi assicuro che qui si lavora tanto. Spazio per farsi quattro chiacchere con i colleghi non ce n’è molto, i tempi sono molto serrati e spesso molto immediati. Gran parte del lavoro poi viene svolto via email…questo fa un po’ strano soprattutto quando si spostano capitali a destra e sinistra…La pausa pranzo dura un’ora ed io sono uno dei pochi che se la fa tutta in quanto alcuni mangiano direttamente sul posto di lavoro. Una volta mi sono portato dietro un panino, un’altra volta ho angiato fuori ma visto i prezzi che girano da mercoledì a venerdì ho provato dei cibi comprati al supermercato da riscaldare nel microonde della cucina dell’ufficio. Con al massimo di due sterline ho mangiato, mercoledì un piatto di penne all’arrabbiata, giovedì di tagliatelle con crema e funghi, venerdì penne “simil arrabbiata” e sempre con un tozzo di pane. Ho comprato anche della frutta che sta in frigo e soprattutto alla mattina verso alle 11 mi mangio una mela, se poi ho ancora fame apro la scatola di biscotti di cui sto forse diventando un po ‘ drogato. Si chiamano DIGESTIVE e sono della Sainsbury’s una sorta di interspar inglese ricchi di fibre e da bere con il the. Io invece li mangio costantemente appena ho un sentore di fame…si sa che molte fibre fanno bene all’organismo e quindi gi effetti sono riportati nel titoletto…però per non esagerare giusto ieri ho comprato “Rich Tea Biscuit” che dovrebbero essere biscotti “normali” e quindi vario un po’ la mia dieta. Ora vi saluto che vado a preparare il pranzo e devo vedere a che punto è la lavatrice. A presto. Ps: vi allego questo simpatico scritto che ho trovato su un sito di italiani a londra e quando l’ho letto ho riso perché rispecchia perfettamente la realtà… How was your weekend?E’ domenica sera e mi sto preparando…domani succedera’ ancora; appena entrato in ufficio, appena varcata la soglia dell’ascensore, appena posato le chiappe sulla sedia della mia scrivania.Lo sento, e’ nell’aria. Lo sguardo inquisitivo del collega inglese si posera’ su di me, le quattro parole usciranno scandite inesorabilmente…”How was your weekend?”……………………………………………………………………………………….La politeness Britannica fara’ capolino per l’ennesima volta. What’s all this fuss about? Sono sinceramente interessati a sapere dove ho passato la domenica pomeriggio?Penso che il mio collega smettera’ presto di interessarsi del mio tempo libero. Purtroppo non ho storielle divertenti di paintalaghe (plurale di paintalaga ndr) ingoiate al ritmo da hooligan con conseguente notte passata abbracciato alla tazza a fare pace con il mio stomaco. Anche se, questa volta potro’ raccontare qualcosa che allietera’ le orecchie britanniche. Nel weekend ho infatti esagerato con delle sostanze intossicanti (che brutta definizione che hanno gli inglesi, intoxicating. Sembra che mi sono bevuto della candeggina) e a distanza di una ventina di ore ne sto ancora pagando le conseguenze. Avete presente quando vi sembra di avere degli gnomi nella testa che si divertono a muovervi il cervello a destra e a sinistra? Saranno contenti in ufficio, mi guarderanno con occhi diversi e finalmente verro’ accettato nella comunita’ dei sudditi di sua maesta’! Potro’ finalmente vantarmi di poter dire “I had a good weekend” che nella cultura inglese significa “sono uscito, mi sono ubriacato come una cozza, sono tornato a casa e ho passato la notte attaccato al telefono bianco (english for tazza, ndr). Mi sono svegliato con un hangover (avete notato come non esista questa parola nel nostro vocabolario?) e ho passato tutta la giornata di domenica a bere Alka Seltzer (mia nonna lo usava quando mangiava la peperonata x aiutare la digestione).C’e’ da dire che se fino a martedi’ ti chiedono “how was your weekend?” allora da giovedi’ sembra d’obbligo l’uso del “what are you doing this weekend?” e la maggior parte delle volte questa domanda mi prende in contropiede. Hanno appena finito di chiedermi com’e’ andato il weekend che riattaccano con cosa fai nel weekend. La settimana e’ una partita a ping-pong tra queste due domande. Devo dire che comunque possono rappresentare un buon incipit per una conversazione da ascensore, in sostituzione del nice weather today...ci credo, il tempo fa sempre schifo. Che piacere c’e’ nel raccontare della pioggerillina bastarda che ti fa cadere in motorino o della mancanza assoluta del sole (i colori qui sono variazioni del grigio. Dal grigio topo al grigio fumo). Se vi capita di assistere, la tipica conversazione post weekend si svolge di solito nel seguente modo:- Hi- Heyhowwasyourweekend? (detta senza prendere fiato)- yeah, not bad. Got pissed on Saturday night with me mates, ended up in bed with a chick i met in the club, you?- yeah, good stuff...got hammered on Friday night with my girlfriend. Ended up having a kebab at 4, puking my guts out outside her place...we had a good laugh!. Non bisogna sorprendersi della facilita’ nel raggiungere livelli alcolici da celebrazione di coppa del mondo ogni weekend, c’e’ infatti tutta una preparazione prima di uscire a bere. Non si piuo’ uscire impreparati. Di solito si inizia il venerdi’ sera con qualche bella pinta appena usciti dall’ufficio e si continua cosi’ senza cena fino alla fine della serata. Un mio collega mi ha spiegato che una delle regole fondamentali e’ “eating is cheating”, quidi meno mangio e piu’ bevo, piu’ e’ facile divertirsi. Terro’ a mente per la mia prossima serata inglese. Tornando alla domanda iniziale, how was your weekend?, e’ una forma di puro interesse o semplicemente la prova settimanale dell’amore che i sudditi nutrono verso il gossip e verso il ficcare il naso nella vita privata dei colleghi? Mi sa che anche questa domanda seguira’ la stessa sorte del perche’ le ragazze inglesi adorano gonne corte e carne al vento anche a dicembre…
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giovedì 4 gennaio 2007

PETTINATE INGLESI

Già alla partenza mi sono reso conto che ben presto a Londra sarei stato costretto ad andare a vivere sotto London Bridge…75 euro di integrazione del biglietto per eccesso peso per il bagaglio di stiva non sono pochi.
Per non parlate poi dell’abbonamento mensile che ho subito fatto una volta arrivato a Victoria Station…89 pound e qualche spicciolo per zona 1 e 2 (che per quanto mi sono mosso in questi tre giorni londinesi posso dire di aver già ammortizzato…oggi ad esempio piove, ed ho preso la metro anche per una sola fermata).

Cercherò ora però di essere un po’ più dettagliato.
Il primo giorno, la giornata era, metererologicamente parlando, proprio fantastica. In aereo ho pure visto Parigi dall’alto e le bianche costiere di Dover. Poi si sa il mondo è piccolo ed infatti in aereo ho trovato una amica di una mia amica. Poveretta…lei oramai vive a londra da 5 anni, ed io l’ho bersagliata di domande…un modo come un altro per sfogarsi e far passare la tensione da partenza.
Viaggio in pratica tutto a posto, l’unica difficoltà era il valigione da 32 kili in quanto gli inglesi hanno fatto un le metro un po’ da culo e gli ascensori in pratica non si trovano mai.
La mia prima destinazione è stata Holborn, o meglio Holbòrn, con l’accento sull’ultima vocale, rispettando la pronuncia della signora Maria, una graziosa quanto pittoresca vecchietta italiana, emigrata in Inghilterra il 27 gennaio 1956.
Maria aveva i genitori contadini ed abitava nella provincia di Benevento. Un giorno, stanca di coltivare la terra, decise di lasciare la nostra patria per fare la badante in un ospizio londinese. La paga era di tre sterline alla settimana, ma aveva vitto alloggio e taxi gratis. Poi un po’ alla volta si è sistemata, facendo molta fatica poiché lei è analfabeta ed un giorno ha pure ricevuto in usufrutto dall’ultima signora che lei ha assistito, l’appartamento dove ora vive.
Non è una reggia, tutt’altro, ma visti gli standard medi delle case londinesi, è più che accettabile e dignitosa. Per di più in questa casa nel 1600 è morto una vescovo, e questa sacralità si vede e si nota in tutte le reliquie, santini, crocifissi e statuine sparsi per le varie stanze. La cucina inoltre è addobbata con una cinquantina di biglietti di auguri che ha ricevuto da vecchi ospiti e da gigantesche stelle di natale dorate e rosse.
In questi giorni la signora sta ospitando altri due ragazzi. Uno di questi è qui da diversi mesi ed ha deciso di vivere qui (!!!) perché gli alloggi a Londra sono troppo cari. L’altro invece è in vacanza per qualche giorno e secondo me è un frocio passivo. Ad ogni modo bene così, non sono solo, non che abbia problemi a tal riguardo è solo che non si capisce assolutamente nulla di quello che dice la signora Maria. La sua parlata è un miscuglio di parole stile Massimo Troisi ed italoinglese.
Ad esempio: “treno” può essere inteso come “training” o come mezzo di trasporto (metropolitano); “frostare” significa congelare; “finanza” significa solo ed esclusivamente “polizia” (in pratica la signora Maria ha capito che la mia morosa insegna alla scuola di polizia…).

Venerdì ho avuto i primi contatti con l’agenzia immobiliare e lì sono iniziati i primi dolori. Ho camminato da una parte all’altra della zona in cui avevo prenotato la stanza via telefono per capire un po’ dove si trovasse e non ne ero per niente soddisfatto. Per di più, una volta arrivato all’agenzia, le simpatiche signorine inglesi gentilmente mi dicevano che non erano in grado di individuare con esattezza il numero della camera prenotata perché la troia dell’agente con cui avevo parlato in dicembre era in vacanza in Francia e non era raggiungibile. Dopo tre ore di dialoghi ed altre amenità, decisi di mandare quella stanza a quel paese per prenderla un’altra che costa in pratica quasi il doppio…in pratica una salassata mostruosa, ma vi assicuro che è una stanza proprio bella, luminosa con tre finestre enormi da soffitto a pavimento, con un grande letto matrimoniale e per di più con cesso e vasca personale. In pratica è come avere un piccolo mini appartamento, rimane solo da dividere la cucina con altre sei persone. Sono inoltre più vicino alla metro (Swiss Cottage), al centro sportivo, al cinema e al centro commerciale. In pratica, è in un’ottima posizione.
Domenica faccio il trasloco definitivo e lunedì si inizia a lavurà!

Piccole considerazioni sugli inglesi. Innanzi tutto non hanno un minimo senso estetico non tanto sul modo di vestirsi quanto piuttosto sul concetto di abitabilità di una casa. Eppur con il tempo un po’ del cacchio che hanno dovrebbero un po’ farci più attenzione.
Altra considerazione…qui con le rete wireless sono proprio avanti…basta mettersi per strada e se ne trovano di libere a gogo, perché magari il vicino non le ha criptate. In pratica…all’estero sono libere, e noi in Italia le paghiamo-

Ultima piccolissima considerazione: odio gli italiani che sono a Londra ormai da qualche anno e che parlano la nostra lingua usando termini inglesi…ma andate a cagare!!! Io spero di non diventare così.

lunedì 1 gennaio 2007

prova

prova