Mezza pinta è la nuova parola magica. Come il mio nuovo strano appuntamento a St. James Park, almeno una volta la settimana, entro le sette altrimenti trovo il cesso chiuso. E scarico il dovuto liquido.
Tuttavia rimane sempre un parco grazioso, che ha accompagnato spesso la mia pausa pranzo. Un piatto di pasta per asporto tra le gambe, parmigiano on the top, e la ruota alle spalle. Fiera che si va, ruota che si incontra, ovvio...
Cammino verso il ponte che taglia a metà la pozza, in mezzo a fotografie composte in maniera banale (ma i ricordi non lo sono mai), in mezzo ad animali che dovrebbero solo vergognarsi per il loro vile servilismo, in mezzo a zaini e borse che si muovono accanto a coppie pallide senza passione. Troppa poca passione. Tanti, troppi momenti sprecati. Tanto meglio. La passione, forse, se la tengono solo per leggere libri totalmente inutili. Meglio ucciderla. Perché la passione vela la mente e la può fare svenire. Come la novalgina, che butta giù la pressione quando si ha la febbre alta. E una vita senza Bullet Points non è una vera vita British.
E poi, attraverso la strada del fato, sfiorando l’acqua che sgorga timidamente da una fontana e giungo al cancello che ogni volta mi ricorda il passaggio di via Vescovado (primo rito dell’età “moderna” ovvero fare le corna in tasca pregando così di non essere interrogato alla mattina) e che mi allontana sempre da “qualcosa”. Tutto scorrere lentamente, anche il sangue (cose difficili).
Tant’è che aspetto la mia metro con serenità. La mia metro, verso la destinazione a cui voglio andare. Non è mai la prima a caso che capita. Non mi faccio prendere dalla frenesia. Aspetto, ai bordi della pensilina. Guardo, sono spesso circondato dalla solita massa. Aspetto la metro che io sceglierò e che mi porterà a casa.
Voglio la metro di nicchia, che mi faccia vedere le bucce d’arancia sul Tamigi.
Tuttavia rimane sempre un parco grazioso, che ha accompagnato spesso la mia pausa pranzo. Un piatto di pasta per asporto tra le gambe, parmigiano on the top, e la ruota alle spalle. Fiera che si va, ruota che si incontra, ovvio...
Cammino verso il ponte che taglia a metà la pozza, in mezzo a fotografie composte in maniera banale (ma i ricordi non lo sono mai), in mezzo ad animali che dovrebbero solo vergognarsi per il loro vile servilismo, in mezzo a zaini e borse che si muovono accanto a coppie pallide senza passione. Troppa poca passione. Tanti, troppi momenti sprecati. Tanto meglio. La passione, forse, se la tengono solo per leggere libri totalmente inutili. Meglio ucciderla. Perché la passione vela la mente e la può fare svenire. Come la novalgina, che butta giù la pressione quando si ha la febbre alta. E una vita senza Bullet Points non è una vera vita British.
E poi, attraverso la strada del fato, sfiorando l’acqua che sgorga timidamente da una fontana e giungo al cancello che ogni volta mi ricorda il passaggio di via Vescovado (primo rito dell’età “moderna” ovvero fare le corna in tasca pregando così di non essere interrogato alla mattina) e che mi allontana sempre da “qualcosa”. Tutto scorrere lentamente, anche il sangue (cose difficili).
Tant’è che aspetto la mia metro con serenità. La mia metro, verso la destinazione a cui voglio andare. Non è mai la prima a caso che capita. Non mi faccio prendere dalla frenesia. Aspetto, ai bordi della pensilina. Guardo, sono spesso circondato dalla solita massa. Aspetto la metro che io sceglierò e che mi porterà a casa.
Voglio la metro di nicchia, che mi faccia vedere le bucce d’arancia sul Tamigi.