giovedì 27 maggio 2010

jamming

Whenever I'm down, I shall call on you (my friends) 
La polvere nera sospesa nell'aria caratterizza da sempre la Piccadilly line. Questa polvere meschina, fine e sporca, esiste; tuttavia la si vede solo quando ci si soffia il naso. O meglio, quando ci si ferma un attimo e si decide di guardare il fazzoletto ormai usato. Questo ormai non piu' candido pezzo di carta fazzoletto ricorda che stare in questa città è come lavare la propria anima con la candeggina. Tuttavia ciò non la rende più bianca. Anzi. La sporca sempre di più.

domenica 23 maggio 2010

Mure a dritta

L’altra notte ero in regata con Soldini. Non so bene che barca fosse però era colorata di blu e bianco. Non c’è stata partenza, ovvero mi sono trovato già in gara. Avevamo solo due vele. Una...sul lato sinistro e una sul lato destro (questo fatto inizia a essere un attimo ripetivo!!!). Io controllavo quella di destra. Lui quella di sinistra e il timone. Il mio compito era solo quello di tirare delle cerniere tipo quelle che una volta c’erano dei jeans (poi sostituite dai bottoni – ah lucky buttom!) per tendere la vela il più possibile. Nel frattempo avrei dovuto imparare...qualche cosa. Quando era il momento di strombare, io sfilavo tutta la cerniera, lungo tutto il bordo della barca, aspettavo che lui finisse la manovra e poi richiudevo la cerniera. Ogni tanto mi deliziava con qualche perla di saggezza, che naturalmente ora non ricordo. Mi ricordo che si lamentava, anzi, borbottava sempre perché, credo, non eravamo competitivi. Nonostante ciò sapevo che lui era soddisfatto del mio impegno e io sentivo dentro di me una certa sensazione di felicità. Alla fine siamo arrivati quarti! Non male per un principiante.

lunedì 17 maggio 2010

Numeri da giocare al lotto.

Questa notte, tra i vari sogni strani, ho sognato di essere sull’ennesimo aereo (destinazione ignota). Mi ricordo delle rifiniture in giallo e blu, quindi era sicuramente un volo FRetc. Le condizioni metereologiche erano buone, poi come accede nei film, tutto a un tratto si è iniziato a perdere quota. Una virata vigorosa sulla sinistra e poi uno scendere in maniera sempre più accentuata a spirale. Un po’ apatico, sentivo solo i G che premevano sullo stomaco. Mi ricordo che la paura è salita solo quando il capitano ha detto “brace brace” perché io non riuscivo a mettere la testa sulle ginocchia per colpa del passeggero davanti a me che aveva lo schienale abbassato. Non avevo spazio. Una lotta e un sacco di urla per farglielo alzare. Poi per fortuna però è arrivata la hostess (!!!) e finalmente ho avuto lo spazio per chinarmi e raggomitolarmi il più possibile.
Ad un certo punto il capitano è riuscito a riprendere il controllo dell’aereo e abbiamo iniziato una discesa dove tutto pareva sotto controllo. Ho guardato fuori dal finestrino e ho capito che eravamo ben distanti da un qualche aereoporto e purtroppo continuavamo a perdere quota, seppur in maniera molto più lenta.
Quando i tetti delle case si erano fatti molto vicini, avevo capito che ormai il capitano avrebbe tentato un atterraggio di fortuna e quindi mi sono goduto per una frazione di secondo la natura che mi circondava. Mi ricordo un lago, dei boschi...
La nostra pista di atterraggio sarebbe stata una strada sterrata lungo un torrente, in mezzo ai pini. L’atterragio è stato tutto sommato positivo. L’unico momento di terrore è stato lo scontro con un furgone transit rosso che veniva in direzione opposta. Appena visto infatti ho immaginato che l'impatto avrebbe distrutto la cabina di pilotaggio e che quindi pure io avrei patito delle conseguenze in quanto seduto in quarta fila (credo). Tuttavia ne siamo usciti illesi, e quando l'aereo si è fermato siamo tutti usciti sani e salvi dalle porte di sicurezza. Mi ricordo che sono andato ad aiutare delle persone per aprire le due porte in mezzo, quelle due famose a sinistra e le due a destra. Non ho preso nulla dalla cappelliera, anche se mi piangeva il cuore lasciare lì sopra Gaia (la mia D300). Tuttavia avevo paura che l’aereo potesse esplodere da un momento all’altro e quindi sono corso fuori. Sono corso fuori ben lontano da tutti gli altri. Ho corso molto lontano, fino a una cascata che scendeva sulla sinistra del fiume. L’acqua era cristallina e ero circondato dal riflesso del sole, dallo scorrere armonioso dell’acqua. Tuttavia una natura senza vita, niente pesci, farfalle o api. Seguendo il greto del fiume guardavo il cielo mentre mi riavvicinavo lentamente all’aereo. Un’aquila svolazzava sopra la mia testa facendosi un po’ cullare dal vento ma con sguardo serio pronto a lanciarsi sulla prima preda. Un attimo di titubazione e poi... una corsa frenetica verso Gaia, dentro l’aereo, il mio 300 afs, la gioia e una sensazione di aver mandato a 'fanculo tutti quanti.

giovedì 13 maggio 2010

The Simpsons

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