lunedì 29 giugno 2009

Nine...to...Hammersmith.

La linea 9 Aldwich-Hammersmith è la linea che da Knightsbridge permette una visione dall'alto delle manifestazioni politiche che avvengono nel West London.

Questo inverno il popolo palestinese manifestava davanti all’ambasciata isrealiana, mentre questa estate gli iraniani protestano di fronte alla propria.

Ho visto proteste sempre molto colorate, con molte bandiere e slogan incessanti che quasi ricordano i muezzin da un minareto di una moschea.

Mi ricordo che quella dei palestinesi è andata avanti moltissimi giorni con molte presenze femminili, spesso dietro teli neri che le facevano sembrare più a fantasmi del Pacman che a donne “occidentali”. La manifestazione iraniana mi pare sia caratterizzata dalla presenza massiccia di famiglie, madre padre e i figli al massimo di 10 anni e grandi bandieroni.

Ad ogni modo si trattano sempre di proteste ordinate, in cui la gente si ammassa dentro spazi ben delimitati dalle transenne della polizia. Al massimo il traffico rallenta un po’ ma è sempre scorrevole.

Una cosa buffa degli autobus londinesi, soprattutto nel piano alto dei vecchi o nuovi “routemasters”, è che nessuno (e sottolineo nessuno) vuole avere al proprio fianco una persona. Si tratta di una cosa molto ridicola. Come quel gioco in cui bisogna sedersi quando la musica finisce e chi sta in piedi è eliminato…con una piccola variante naturalmente. Se qualcuno scende a una fermata, e si liberano due posti liberi uno accanto all’altro subito più di qualcuno si alza per occupare il posto più esterno, “lato corridoio”. Non ce la fanno proprio è una cosa talmente allucinante che spiega tante cose di questa città. Si vede proprio che il contatto fisico, senza un paio di birre in corpo, non esiste. La vicinanza da sobri crea imbarazzo. La vicinanza da office worker non può esistere per definizione. Bisogna limitare al minimo ogni forma di scambio con l’altro. Se il mio completo sfiora per sbaglio la borsa di qualcuno è fondamentale scusarsi. L’individualismo, che tanto mi piace, qui raggiunge una forma estrema, distorta, ammalata, insostenibile.

Qualche settimana fa a Londra c’è stato lo sciopero di due giorni della metro. Per fortuna non pioveva e ho preso la bici. Mentre pedalavo verso l’ufficio (ho fatto 38km in due giorni) era divertente trovarsi inseguiti da altri ciclisti, tra cui dei culoni grassi e enormi appoggiati su una sella che correvano più di me. L’apoteosi della bellezza si raggiungeva ad ogni semaforo quando si era totalmente circondati da ruote scattanti, giubbe di lycra fluorescenti ed elmetti colorati e lucenti. “Sembravamo finti da quanto eravamo belli, 150 ciclisti, cavalcavamo a Hyde Park Corner come se fossimo stati 1000”. Eravamo in realtà un mucchio selvaggio senza anima né cuore, 150 coglioni, tutti concentrati e presi solo dalla paura di incrociare lo sguardo di qualcuno.

giovedì 28 maggio 2009

Chicken Tikka Masala

l'altra sera ero in giro in bicicletta e ad un incrocio di south kensington stava per succedere un incidente automobilistico. per via di una mancata precedenza e per evitare una macchina ferma, un autista di black cab ha dovuto frenare di colpo, talmente di colpo che ho visto la signora indiana che era a bordo schiacciarsi sul vetro divisorio e cadere in mezzo ai sedili! ho riso per la scena, ma la poveretta si è fatta proprio male! morale della favola: allacciate sempre le cinture di sicurezza quando salite su un black cab. ps: stranamente non è scoppiata la rissa tra automobilisti.

domenica 17 maggio 2009

ROGER LIMA

a scuola sempre insegnano che a domande ''have you...'' si deve rispondere ''yes, I have''. in questi tre/quattro anni che bazzico per londra, credo di aver applicato questa regola una volta sola. e mi ricordo pure dove: metro stepney green, east london. volevo un abbonamento e mi è stato chiesto se avevo la oyster. per la felicità mi ero pure voltato sorridente verso elisa. non sono mai stato uno
studente modello al liceo. e nn ho mai studiato bene la grammatica inglese. l'ho sempre evitata. mi piaceva la letteratura inglese, soprattutto quella americana, di metà 900. però per la scuola è inutile, bisognava sapere bene dickens. al liceo mi piaceva anche la fisica. soprattutto l'ottica. ma dove si va con una laurea in fisica, chiedese la madre preoccupata al figlio. beh, prendete nota, ho scoperto che con una laurea in fisica si possono fare milioni nella city. soldi facili per chi ci sa fare. il concetto è quello di inventarsi ''confezioni'' di prodotti che permettano alti guadagni all'istituzione finanziaria di turno. in cambio il candidato deve rinunciare a una vita ''normale'', fatta di relazioni vere e non ad esempio di ''muraglie cinesi'' (ovvero se tizio che lavora nel settore pubblico deve chiamare caio, che lavora nel privato, allora deve intervenire sempronio che ascolta e vigila che non vengano scambiate informazioni sensibili tra settori in concorrenza tra loro - che poi come idea non è male, senonché le persone possano parlarsi in bagno tra una riga di coca e l'altra). il candidato però tra bonus e stipendio potrà facilmente superare le 100.000 sterline.
londra era una città dove mai avrei pensato di vivere e lavorare. eppure ora ha segnato in maniera molto marcata la mia vita. penso di essere tra i pochi sfigati che si sposa e deve tornare a casa lasciando in italia la propria moglie. tant'è ora qui sono, e tutto sommato posso pure dire per fortuna. all'inizio in mezzo a ulema, sherpa e accenti allucinanti. posti in cui non tanto l'occhio notava le varie difficoltà che caratterizzano l'integrazione di culture diverse, quanto, piuttosto, come certe ansie al liceo per le interrogazioni di inglese non hanno avuto proprio senso! e quindi la mia insegnante di inglese chaucer se lo poteva veramente mettere nel culo! seppur oggi per strada nn abbia più particolari problemi di listening, capita di avere un certo timore quando devo chiamare i vari call-centres. bt nn mi crea più di tanti problemi. quello di o2 invece devia le chiamate in mezzo a capre e lande desolate (scozia) quindi ogni tanto la regola che mi sono imposto è quella di ripetere all'operatore quello che ho capito. se l'operatore conferma è fatta. quello che invece rimane sempre un terno al lotto è il call center di barclays, online banking. credo che le chiamate vengano dirottate in bangladesh. e capista spesso che quando sono al telefono con l'operatore mi metto a guardare elisa sconsolato. se ciò capita, vuol dire che non ho passato le domande che accertano la mia identità e che quindi l'operatore mi ha bloccato l'account. il problema non è più quindi "capire", bensì "il farsi capire". le domande che l'operatore dal bangladesh ti pone sono sempre le stesse e in teoria pure le risposte che io devo dare. in pratica però il mio cognome contiene un paio di ''erre'' e un paio di ''elle''. e per "loro" sono la stessa cosa, come se fossero un'unica lettera...

giovedì 7 maggio 2009

don't upset the rhythm

è buffo perché dopo tutti questi mesi mi illudo ancora che il mio interlocutore sia veramente interessato a come io stia. e mi dimentico sempre che si trattano di semplici domande impartite da superiori ''store manager'' per soli motivi di ''marketing and customers satisfaction''. oggi i piccoli robottini di wh smith al terminal nord di gatwick hanno superato loro stessi. e io da pirla anche rispondevo! e la faccia del commesso, alla fine di tutte le sue retoriche e patetiche domande, mi ha pure trasmesso un bel ''oh ma che cazzo vuoi''! ...rimango sconsolato tra tutti i miei why e i miei futuri, nonché incerti, because.

martedì 14 aprile 2009

FLYING COFFEES

oggi mattina, durante la settimana, centinaia di caffè viaggiano sospesi nelle mani di arruffati e frettolosi commuters. ogni mattina centinaia di caffè, dentro confortevoli tazze termiche di plastica fermano black cab, salutano persone, prendono scale mobili, si muovono vorticosi nel marasma della city. ogni mattina centinaia di caffè rischiano la loro esistenza, subiscono imprecazioni e cadono per terra. i loro corpi rimangono per terra lungo il marciapiede, fino a quando non vengono adagiati insensibilmente su altri cadaveri raccolti da monatti di manzoniana memoria. alcuni hanno ancora il segno dell'ultimo bacio, lasciato quasi come un feticcio attorno al loro buco freddo e senza anima, unica vera via di contatto con il corpo umano. povero caffè così svuotato di ogni sentimento, beffardamente illuso da capelli ancora bagnati e cravatte che è meglio dimenticare.

giovedì 26 marzo 2009

Intossicato

Sono passati due anni e tre mesi da quando sono arrivato a Londra e fatalità mi sono ricordato di questa pagina. Con un leggero sorriso rileggo i due post del 2007 e mi ricordo bene quei momenti di puro piacere della scoperta fine a se stessa. E penso...di quanto forse mi sono dimenticato di me e di alcune sfumature a cui davo molta importanza appena arrivato...e che ora forse non trovo. Cinque minuti seduto su un ramo di Richmond Park a fissare il nulla, la city lontana, il verde attorno e qualche macchina in lontananza. Dopo tanto tempo mi sono ritrovato a "pensare ancora a me". Ma non ne ero capace. Ed ora mi sento intossicato da questa città.

domenica 18 febbraio 2007

Tet


"Tet. The Year of the Monkey. Vietnamese Lunar New Year's Eve. Down in Dog patch, the gooks are shooting off fireworks to celebrate"...