mercoledì 26 agosto 2009

Flickr

This is a test post from flickr, a fancy photo sharing thing.

martedì 11 agosto 2009

allo specchio

di roberto mauro, poeta e cuore pulsante di una piccola piazza di cagliari, incontrato il 25 luglio 2009.

ellenica sotto una palma mostarsi, scarsa
che allo spupazzo dedica il sorriso diffuso
bolletta sul culo che non posso baciare
l'estetista di fiducia non lo stringe
sebbene desiderosa di defaticarsi con i piedi all'insu

nel sorriso estetico timorosa ma approvato
senza portamento misteriosa (direttamente all'acqua)
di un dire da cani
minaccia oscura di realtà nascoste
al fin le sue gambe si cucciano e si rilassano
e ovvero in uno stato particolare non le è possibile

in tal caso fischio e decomprime per decomprimere
come già fa il cuore nel pompar comunicare
l'estate calda e bella di trasparenze allo specchio
sonorità calda nelle voci di perla dicinta
per lo più fiori dai profumi (illeggibile)

fletter erettamente pompando il mostrarci
freccia l'arco teso d'esceridi mascherate
da colli che concano cani, evoco sul loro immaginario
senza fiori che a testa in giù abbiam condannato sepellendo
per essere il consolar motivo su un coccio

i piedi all'insu ripiegar e nessun cane può
una donna veder in uno stato particolare
di condizione che non confronta il cane

martedì 21 luglio 2009

negozio dedicato al taglio

prima di ogni mio trasferimento all'estero oltre salutare la c.v. padova, gli amici e gli spritz, immancabilmente vado dal barbiere. un taglio corto che max con maestria sa soddisfare. venti minuti di conversazioni in onore del "io maschio", toccando argomenti come la bionda dell'agenzia di viaggio, la mamma figa che alla mattina nn ha niente altro da fare che farsi vedere di fronte al negozio e il rappresentante di vibratori (sic!). niente discussioni di calcio perché per me c'è solo il padova e quindi no controcampo, sky o squadre a striscie (max è interista...).
penso a max un mese dopo l'arrivo in terra straniera, ovvero quando il capello è ingestibile anche usando tutta una confezione di gel.
in belgio mi ricordo la tragedia effettuata in un salone jean louis david di lln. spogliatoio, sala d'attesa, catalogo per un taglio standardizzato ma allo stesso tempo personalizzato, da indicare all'operatrice di turno. basetta alta: b1. basetta lunga: b5. riga a dx? un codice. riga a sx? un altro codice. e così via. purtroppo, la mia serie da battaglia navale seppur potenzialmente generatrice di un taglio favoloso (la sfumatura 3 era da invidia) si frantumò contro il limite fisico dell'operatrice. infatti anche se la sedia era del tutto abbassata io continuavo a essere altissimo rispetto all'altezza della poveretta! ciò determinò un abuso pesante di rasoio elettrico ritrovandomi quindi con un taglio con sfumature non proporzionali e "rapate" non richieste.

da allora ho imparato che all'estero non bisogna mai fidarsi di queste catene di negozi dedicati al taglio e quindi in belgio e parigi ho sempre preferito piccole "boutique" di barbieri tradizionali, in cui fosse ancora possibile sentirsi dire "barba o capelli?".

forse per colpa dell'artereosclerosi o più propriamente dal fatto che mi son fatto consigliare male, a londra ho provato per due mesi tony&guy. 35 gbp di servizio, comprensivo di iscrizione nel loro data base e uno smaronamento di almeno 40 minuti dovuti all'eccessivo zelo nel tagliare ogni singola ciocca del mio virulento capo. il fatto veramente inquietante, e che è servito da approccio per questa piccola esperienza di vita, è il fatto che lo "stylist" ascolta, ma mai consiglia. credo che l'esonero di ogni tipo di responsabilità (qui i posti di lavoro saltano abbastanza facilmente) abbia trasformato una serie di commessi in persone prive di personalità. questo aspetto si nota tutti i giorni passeggiando per strada. l'ostentazione si manifesta in un eccesso di "apparire" spesso esagerato e che rimane fine a se stesso. la (vera) comunicazione e lo scambio reciproco di informazioni sono totalmente assenti.

ad ogni modo, la mancanza di consigli ha portato in me un profondo conoscimento di come voglio il mio taglio di capelli, imparando anche nuovi termini inglesi tecnici.

35 gbp al mese sono stati una sorta di training autogeno sul mio taglio di capelli. questa lezione mi e' parsa da subito innapropriata e quindi la ricerca di alternative è stata inevitabile. scartati i cinesi dopo un taglio indecente per 18 gbp, la mia salvezza è stata un cipriota di circa 60 anni, george.

george e' un personaggio molto simpatico, buono come il pane, incontrato a mornigton crescent mentre urlava "bella figa" in strada (e in italiano) a un suo cliente turco mentre passava una vecchietta dall'altra parte della strada. fu per me un colpo di fulmine, soprattutto quando ho visto il suo negozio credo mai restaurato dagli anni 60. con george ero molto in sintonia, si parlava della città, di cipro, dell'italia e soprattutto aveva quel fare nel tagliare i capelli che bastava dirgli solo due numeri per essere soddisfatti: 2 e 3 ovvero i due affari di plastica che metteva nel rasoio e che determinavano la lunghezza del capello.

(george non ha una postazione per il lavaggio dei capelli. george preme solo una leva e il sedile si gira sul lavandino. george ha una power shower e non un rubinetto con miscelatore. da george si paga solo cash)

da quando ho cambiato casa andare da george significa viaggiare per londra per almeno un'ora. ho provato dunque alexander, sotto casa, ma il risultato è stato talmente pessimo che dopo una settimana ho dovuto disperatamente cercare un nuovo "negozio" perché troppa era la vergogna che avevo.

con elisa (e c'è un motivo) ho quindi deciso di rischiare e mi sono fatto accompagnare a soho. qui ho trovato un negozio di stylist giovani, molto gaii e alla moda. si fanno le ossa su poveri digraziati presi con le bombe come me. solo 8 gbp e un taglio che non è mai come quello che vorresti (anche qui vige la regola del non consiglio) però almeno esco contento e un po' gaio anche io.

lunedì 29 giugno 2009

Nine...to...Hammersmith.

La linea 9 Aldwich-Hammersmith è la linea che da Knightsbridge permette una visione dall'alto delle manifestazioni politiche che avvengono nel West London.

Questo inverno il popolo palestinese manifestava davanti all’ambasciata isrealiana, mentre questa estate gli iraniani protestano di fronte alla propria.

Ho visto proteste sempre molto colorate, con molte bandiere e slogan incessanti che quasi ricordano i muezzin da un minareto di una moschea.

Mi ricordo che quella dei palestinesi è andata avanti moltissimi giorni con molte presenze femminili, spesso dietro teli neri che le facevano sembrare più a fantasmi del Pacman che a donne “occidentali”. La manifestazione iraniana mi pare sia caratterizzata dalla presenza massiccia di famiglie, madre padre e i figli al massimo di 10 anni e grandi bandieroni.

Ad ogni modo si trattano sempre di proteste ordinate, in cui la gente si ammassa dentro spazi ben delimitati dalle transenne della polizia. Al massimo il traffico rallenta un po’ ma è sempre scorrevole.

Una cosa buffa degli autobus londinesi, soprattutto nel piano alto dei vecchi o nuovi “routemasters”, è che nessuno (e sottolineo nessuno) vuole avere al proprio fianco una persona. Si tratta di una cosa molto ridicola. Come quel gioco in cui bisogna sedersi quando la musica finisce e chi sta in piedi è eliminato…con una piccola variante naturalmente. Se qualcuno scende a una fermata, e si liberano due posti liberi uno accanto all’altro subito più di qualcuno si alza per occupare il posto più esterno, “lato corridoio”. Non ce la fanno proprio è una cosa talmente allucinante che spiega tante cose di questa città. Si vede proprio che il contatto fisico, senza un paio di birre in corpo, non esiste. La vicinanza da sobri crea imbarazzo. La vicinanza da office worker non può esistere per definizione. Bisogna limitare al minimo ogni forma di scambio con l’altro. Se il mio completo sfiora per sbaglio la borsa di qualcuno è fondamentale scusarsi. L’individualismo, che tanto mi piace, qui raggiunge una forma estrema, distorta, ammalata, insostenibile.

Qualche settimana fa a Londra c’è stato lo sciopero di due giorni della metro. Per fortuna non pioveva e ho preso la bici. Mentre pedalavo verso l’ufficio (ho fatto 38km in due giorni) era divertente trovarsi inseguiti da altri ciclisti, tra cui dei culoni grassi e enormi appoggiati su una sella che correvano più di me. L’apoteosi della bellezza si raggiungeva ad ogni semaforo quando si era totalmente circondati da ruote scattanti, giubbe di lycra fluorescenti ed elmetti colorati e lucenti. “Sembravamo finti da quanto eravamo belli, 150 ciclisti, cavalcavamo a Hyde Park Corner come se fossimo stati 1000”. Eravamo in realtà un mucchio selvaggio senza anima né cuore, 150 coglioni, tutti concentrati e presi solo dalla paura di incrociare lo sguardo di qualcuno.

giovedì 28 maggio 2009

Chicken Tikka Masala

l'altra sera ero in giro in bicicletta e ad un incrocio di south kensington stava per succedere un incidente automobilistico. per via di una mancata precedenza e per evitare una macchina ferma, un autista di black cab ha dovuto frenare di colpo, talmente di colpo che ho visto la signora indiana che era a bordo schiacciarsi sul vetro divisorio e cadere in mezzo ai sedili! ho riso per la scena, ma la poveretta si è fatta proprio male! morale della favola: allacciate sempre le cinture di sicurezza quando salite su un black cab. ps: stranamente non è scoppiata la rissa tra automobilisti.

domenica 17 maggio 2009

ROGER LIMA

a scuola sempre insegnano che a domande ''have you...'' si deve rispondere ''yes, I have''. in questi tre/quattro anni che bazzico per londra, credo di aver applicato questa regola una volta sola. e mi ricordo pure dove: metro stepney green, east london. volevo un abbonamento e mi è stato chiesto se avevo la oyster. per la felicità mi ero pure voltato sorridente verso elisa. non sono mai stato uno
studente modello al liceo. e nn ho mai studiato bene la grammatica inglese. l'ho sempre evitata. mi piaceva la letteratura inglese, soprattutto quella americana, di metà 900. però per la scuola è inutile, bisognava sapere bene dickens. al liceo mi piaceva anche la fisica. soprattutto l'ottica. ma dove si va con una laurea in fisica, chiedese la madre preoccupata al figlio. beh, prendete nota, ho scoperto che con una laurea in fisica si possono fare milioni nella city. soldi facili per chi ci sa fare. il concetto è quello di inventarsi ''confezioni'' di prodotti che permettano alti guadagni all'istituzione finanziaria di turno. in cambio il candidato deve rinunciare a una vita ''normale'', fatta di relazioni vere e non ad esempio di ''muraglie cinesi'' (ovvero se tizio che lavora nel settore pubblico deve chiamare caio, che lavora nel privato, allora deve intervenire sempronio che ascolta e vigila che non vengano scambiate informazioni sensibili tra settori in concorrenza tra loro - che poi come idea non è male, senonché le persone possano parlarsi in bagno tra una riga di coca e l'altra). il candidato però tra bonus e stipendio potrà facilmente superare le 100.000 sterline.
londra era una città dove mai avrei pensato di vivere e lavorare. eppure ora ha segnato in maniera molto marcata la mia vita. penso di essere tra i pochi sfigati che si sposa e deve tornare a casa lasciando in italia la propria moglie. tant'è ora qui sono, e tutto sommato posso pure dire per fortuna. all'inizio in mezzo a ulema, sherpa e accenti allucinanti. posti in cui non tanto l'occhio notava le varie difficoltà che caratterizzano l'integrazione di culture diverse, quanto, piuttosto, come certe ansie al liceo per le interrogazioni di inglese non hanno avuto proprio senso! e quindi la mia insegnante di inglese chaucer se lo poteva veramente mettere nel culo! seppur oggi per strada nn abbia più particolari problemi di listening, capita di avere un certo timore quando devo chiamare i vari call-centres. bt nn mi crea più di tanti problemi. quello di o2 invece devia le chiamate in mezzo a capre e lande desolate (scozia) quindi ogni tanto la regola che mi sono imposto è quella di ripetere all'operatore quello che ho capito. se l'operatore conferma è fatta. quello che invece rimane sempre un terno al lotto è il call center di barclays, online banking. credo che le chiamate vengano dirottate in bangladesh. e capista spesso che quando sono al telefono con l'operatore mi metto a guardare elisa sconsolato. se ciò capita, vuol dire che non ho passato le domande che accertano la mia identità e che quindi l'operatore mi ha bloccato l'account. il problema non è più quindi "capire", bensì "il farsi capire". le domande che l'operatore dal bangladesh ti pone sono sempre le stesse e in teoria pure le risposte che io devo dare. in pratica però il mio cognome contiene un paio di ''erre'' e un paio di ''elle''. e per "loro" sono la stessa cosa, come se fossero un'unica lettera...

giovedì 7 maggio 2009

don't upset the rhythm

è buffo perché dopo tutti questi mesi mi illudo ancora che il mio interlocutore sia veramente interessato a come io stia. e mi dimentico sempre che si trattano di semplici domande impartite da superiori ''store manager'' per soli motivi di ''marketing and customers satisfaction''. oggi i piccoli robottini di wh smith al terminal nord di gatwick hanno superato loro stessi. e io da pirla anche rispondevo! e la faccia del commesso, alla fine di tutte le sue retoriche e patetiche domande, mi ha pure trasmesso un bel ''oh ma che cazzo vuoi''! ...rimango sconsolato tra tutti i miei why e i miei futuri, nonché incerti, because.