sabato 26 novembre 2011
giovedì 10 marzo 2011
La Gloria
Questa mattina, in treno. In piedi, come al solito, compresso sulla porta. È impossibile ogni movimento tuttavia qualche furbo cerca di leggere Metro o un libro inventandosi posizioni allucinanti. Uno spettacolo di contorsionisti che, piuttosto di incrociare lo sguardo, si inventano un interesse spasmodico per un best seller tanto grosso quanto intellettualmente inutile. Ovviamente nessuna ammirazione per queste persone.
All’improvviso mi accorgo che il viaggio sta per finire. Waterloo si sta avvicinando e con lei, una piccola angoscia. Mi basta poco per realizzare che la porta sulla quale sono appoggiato si aprirà giusto dalla parte del binario. Questo significa che sarò io la persona che dovrà premere il pulsante di apertura delle porte e far uscire tutti! Un flusso di persone che da lì a poco si sarebbe riversato giù per le scale della metro, accumulandosi ad ogni piccolo ostacolo.
Mi sbottono ultimo bottone della camicia e allento la cravatta. Oramai mancano pochi metri e il treno si sta già fermando. Dietro di me un centinaio di persone già scalpitano, pronte a farsi mungere come mucche in fila. La tensione è molta perché anche una frazione di secondo di ritardo nella apertura farebbe partire i primi mogugni. Devo quindi compiere un semplice gesto (premere un bottone) che potrebbe cambiare la giornata (magari in meglio?) di tutti i passeggeri di questo vagone.
Sono conscio che se non agirò in maniera corretta e perfetta, se sbaglierò i tempi, mi licenzieranno da perfetto commuter.
Sudo. L’ansia sale. Il treno è ora fermo. Perdindirindina. Il segnale di apertura tarda a manifestarsi. Non importa, agisco di conseguenza. Piano B. Premo con tutto il palmo della mano il pulsante di apertura e lo tengo premuto. Ma le porte non si aprono. Non hanno ancora dato il via libera. Primi mogugni alle mie spalle. Hey guys non è colpa mia! Anzi continuo a premere forsennatamente il pulsante, quasi come se stessi giocnando a double dragon sul mio vecchio NES! Apriti apriti apriti! …
Biiiiiiiip...ecco il segnale, le porte si spalancano e ora con perfetto tempismo "tutti fuori, tutti verso i varchi e preparate le oyster! Gogogogo!"..... Uff. Ce l’ho fatta. Sono stato bravo. Però diciamolo sinceramente. È stato come tirare l’acqua del cesso. L’effetto visivo è lo stesso.
All’improvviso mi accorgo che il viaggio sta per finire. Waterloo si sta avvicinando e con lei, una piccola angoscia. Mi basta poco per realizzare che la porta sulla quale sono appoggiato si aprirà giusto dalla parte del binario. Questo significa che sarò io la persona che dovrà premere il pulsante di apertura delle porte e far uscire tutti! Un flusso di persone che da lì a poco si sarebbe riversato giù per le scale della metro, accumulandosi ad ogni piccolo ostacolo.
Mi sbottono ultimo bottone della camicia e allento la cravatta. Oramai mancano pochi metri e il treno si sta già fermando. Dietro di me un centinaio di persone già scalpitano, pronte a farsi mungere come mucche in fila. La tensione è molta perché anche una frazione di secondo di ritardo nella apertura farebbe partire i primi mogugni. Devo quindi compiere un semplice gesto (premere un bottone) che potrebbe cambiare la giornata (magari in meglio?) di tutti i passeggeri di questo vagone.
Sono conscio che se non agirò in maniera corretta e perfetta, se sbaglierò i tempi, mi licenzieranno da perfetto commuter.
Sudo. L’ansia sale. Il treno è ora fermo. Perdindirindina. Il segnale di apertura tarda a manifestarsi. Non importa, agisco di conseguenza. Piano B. Premo con tutto il palmo della mano il pulsante di apertura e lo tengo premuto. Ma le porte non si aprono. Non hanno ancora dato il via libera. Primi mogugni alle mie spalle. Hey guys non è colpa mia! Anzi continuo a premere forsennatamente il pulsante, quasi come se stessi giocnando a double dragon sul mio vecchio NES! Apriti apriti apriti! …
Biiiiiiiip...ecco il segnale, le porte si spalancano e ora con perfetto tempismo "tutti fuori, tutti verso i varchi e preparate le oyster! Gogogogo!"..... Uff. Ce l’ho fatta. Sono stato bravo. Però diciamolo sinceramente. È stato come tirare l’acqua del cesso. L’effetto visivo è lo stesso.
lunedì 10 gennaio 2011
bian(?)coniglio
Ogni giorno abbiamo momenti di distacco e di perfetta lucidità. A volte si è capaci di coglierli, altre volte meno. Un argomento classico.
Questa mattina stanco e già affogato nell’intestino di questa città cercavo di organizzare un pò di idee, di prendere decisioni cercando di essere un minimo razionale. Incastravo pensieri, sensazioni, progetti... In pratica, giocavo a Tetris con la mia vita.
Osservavo disinteressato il tempo mancante al prossimo treno (un minuto) quando, un leprotto brizzolato in fuga, in abito scuro e 24ore, mi sfiorava. Senza nemmeno voltarsi (un altro classico). Il leprotto era in realtà un collega che correva a scatti per raggiungere l’estremità opposta della pensilina. Balzava tra altri passeggeri lungo il binario e scattava in avanti appena trovava spazio libero davanti a sé. Faceva così varie volte, a tratti. Op op op baricentro basso per maggior grip, attrnzione a dove mettere i piedi, sguardo già proteso verso il prossimo passo.
Ogni "commuter" utilizza diversi espedienti per sopravvivere a questo marasma quotidiano e quindi massimo rispetto a chi ce li ha. In questo caso correre all’estremità opposta significava una possibilità maggiore di trovare un posto a sedere o quanto meno evitare l’effetto sardina (che non si può comprendere se non si è mai provata la sensazione di sentire il battito cardiaco del passeggero a cui si è schiacciati).
Game over.
E ancor peggio, mattinata rovinata. In testa ormai solo una domanda, un timore. Ma sarò pure io così tra qualche anno? Credo che nessun altro pensiero mi abbia angosciato durante questo inizio anno.
lunedì 13 settembre 2010
Candidamente
Ho pagato il prezzo della mia cazzata. Ho capito che essere precipitosi ha un prezzo. Condito da qualche velata minaccia.
Aiuterà a migliorarmi, spero. È che quando atterro devo scappare dall’aeroporto. Non ci riesco proprio a stare. Devo correre a casa. Mi da molto fastidio perdere tempo al controllo documenti, e tutti gli altri tempi morti come aspettare il treno, l’autobus, il taxi…non sopporto pensare che per arrivare a casa impiegherò tanto tempo quanto la durata del mio volo dall'Italia.
La prossima volta almeno cercherò di essere più razionale e usare quel cacchio di cellulare per chiamare o rispondere al mio autista e non lanciarmi sul primo taxi che vedo.
Ok. 60gbp e tutti contenti.
venerdì 10 settembre 2010
V.I.P.
Mercoledì 8 Settembre ovvero una serata di pura follia. Due secondi e boom. Sotto i riflettori. E poi pure alla berlina, in vetrina. Vogue Fashion Night out @ Liberty! Credo che mi ricorderò a lungo il mio sorriso. E dopo, alla faccia dei panini di Pret che non hanno nightlife, delirio. Scortato dalla mia P.A.,...È bastato uno sguardo al momento dell’estrazione ed è stata assunta. Alchimia di una amicizia o desiderio di una nuova borsetta?
Il giorno dopo la menta dei mojito mi ha accompagnato credo fino alle 11.30. Fino a quando il nurofen ha anestizzato il mio mal di testa; e con lui dunque le mie papille gustative - che nome stupido, "papilla".
Tuttavia nessuna caduta...lá nel mondo borghese. Grazie a Jesus, il mio concierge preferito. In questo mondo per fortuna esiste chi sa fare bene il proprio lavoro. E chi sa rendere importanti le persone con poche, giuste e calibrate parole. Risultato? Tre paia di scarpe, una montagna di vestiti, libri e borse in pelle e stanza dell'ufficio satura di confezioni Liberty. Da vergognarsi (ma non troppo). Ad ogni modo, maledetto, mi sento in dovere di comprare ora qualche cosa, anche solo una bustina di the all’ultimo piano.
E maledetto brand. A me la Diet Coke non piace, per di più contiene Aspartame, eppure quell’aggettivo qualificativo fa il suo sporco effetto.
Come disse John D Hesse. “A race horse that runs mile few seconds faster is worth twice as much. The little extra proves to be the greatest value”.
Una frase stupida (e soprattutto...chi è questo personaggio???), ma quel “Diet” offre preziosità a una bevanda banale con poche calorie. E rassicura pure la mente. Si può mangiare (uhm...gustare) più serenamente il miglior brownie fatto a mano (e veduto su larga scala) di Inghilterra.
E dunque ora mi trovo con sta bottiglietta in mano e due coglioni di Vittorio al mio fianco. A pochi minuti dall'arrivo. In picchiata.
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martedì 7 settembre 2010
¡Strike!
Youtube è micidiale. Ho vissuto tutta la giornata pensando a Remí. E a quando correva in bicicletta lungo l’argine del fiume alla stessa velocità delle barche. Ma non era lui. Ho sbagliato sigla. E quindi me ne torno a una vita a bullet point.
· Porre attenzione allo Sciopero;
· Accendere la radio;
· Sintonizzarsi su radio cuore - London heart;
· Prendere la bicicletta;
· Indossare Jeans e via;
· Non uniformarsi e non fare il treno con altri ciclisti - tanto non hai il fisico;
· Respirare l’aria pulita - ha piovuto tutta la notte;
· Permettere che l’umidità entri nei polmoni;
· Incantarsi guardando Chelsea Harbour e il sole che tra la lunga fila di barche ormeggiate risveglia i profili mozzafiato di questa Londra alle 8 e un quarto del mattino;
· Osservare il fiume, la marea bassa e i palmipedi che vanno anche loro a lavorare;
· Ricordarsi che sullo sfondo mancano solo i maiali - Battersea power station;
· Sorridere all’incontro del VIP di turno con berretto NY, cappuccio, e Ray-Ban a specchio che fugge alla sua notorietà;
· Si fermerà? Chissà;
· Comprare carta igienica.
venerdì 3 settembre 2010
Tai calamari and Windows places @ Busaba Eatha, Soho.
Ecco mi hanno fatto passare avanti. La fortuna di essere "single".
Un tizio accanto a me, perché in realtà siamo in tanti in questa situazione (mancanza di vera comunicazione), ha fatto quello che avrei voluto fare io. Comprare un libro. E lo sta pure leggendo. Sono passato da Waterstone ma la fretta del commesso (otto meno due minuti) ha evitato imbattermi nella penosa classifica dei libri più venduti in UK. Ho cercato le riviste, ma niente. Sezione già chiusa.
Io, le finestre e i calamari, dunque. Soli.
- - - - - - - - - -
...somewhere.
Un tizio accanto a me, perché in realtà siamo in tanti in questa situazione (mancanza di vera comunicazione), ha fatto quello che avrei voluto fare io. Comprare un libro. E lo sta pure leggendo. Sono passato da Waterstone ma la fretta del commesso (otto meno due minuti) ha evitato imbattermi nella penosa classifica dei libri più venduti in UK. Ho cercato le riviste, ma niente. Sezione già chiusa.
Io, le finestre e i calamari, dunque. Soli.
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...somewhere.
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